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Anche Carosino, nel suo
piccolo, si inserisce nel novero delle cittadine pugliesi e joniche in
particolare, che osservano una caratteristica tradizione in occasione
delle festività pasquali.
In questa ridente area dell’entroterra tarantina si possono
riscontrare, in alcuni casi ancora del tutto intatti, quegli
atteggiamenti penitenziali propri del periodo medievalistico, che
richiamano direttamente la
Quaresima ed i Riti della Settimana Santa.
Tutto ha inizio, come nel più classico dei copioni di questa storica
tradizione, con l’avvio dell’antichissima pratica della Quaresima (in
paese ancora molto applicata) e di tutta quella serie di riti ad essa
connessi. A cominciare da quelli introdotti dallo stesso san Francesco
D’Assisi il quale, per primo, volle ripercorrere le tappe del tragitto
di Nostro Signore verso il monte Golgota, attraverso l’istituzione
della Via Crucis.
Se da un lato la tradizionale processione sacra del Venerdì Santo
richiama anche qui folle di fedeli devoti e semplici spettatori,
dall’altro è anche la parte per così dire culinaria e gastronomica di
questo periodo festivo a farla anche da padrone.
Non è raro, infatti, sulla falsariga di quanto accadeva in questo
paese fino a qualche decennio fa, assistere ancora oggi ad alcune
donne anziane muoversi in questi giorni quasi di soppiatto all’alba e
dirigersi con apposito contenitori verso i pochi forni pubblici della
zona, per portare leccornie di ogni genere alla cottura.
Il tutto deve essere fatto rigorosamente di mattina presto e prima
della cosiddetta “Messa Mattutina”, quella delle ore 7 per intenderci,
che rappresentava ed in alcuni casi sancisce ancora oggi l’inizio
dell’orario lavorativo per molti contadini.
Si doveva fare in fretta e senza rumore. Nel primo caso per
“accaparrarsi” l’infornata migliore, nel secondo perché il particolare
periodo vissuto con una certa mestizia, lasciava poco adito ad
intrattenimenti di qualsiasi genere.
Con tutto questo via vai di gente, che sbrigativamente compie le
ultime compere per la giornata pasquale, si giunge al mattino del
Giovedì Santo, col quale si entra nel vivo della ricorrenza della
Settimana Santa.
Un po’ tutti oggi come allora, lasciano spazio per la cosiddetta
“visita ai Sepolcri” e sia la Chiesa Madre che quella di San Francesco
sono addobbate di fiorame e ceri vari, presentandosi inusualmente
decorate e profumate.
Con la chiusura dell”Altare della Reposizione”, si compiono i riti
preparatori del Venerdì Santo il quale culmina, ancora oggi, con la
processione dei misteri.
Sino ad una ventina d’anni fa, a Carosino si era quasi persa la
traccia di questa pratica processionale che pure vantava una sua
presenza in paese sin dal 1800 se non, addirittura, in periodi
precedenti.
La scarsa sensibilità a questa forma di pratica religiosa, unita al
deteriorarsi delle statue allora correnti, avevano progressivamente
fatto piombare la Processione del Venerdì Santo di Carosino quasi nel
dimenticatoio.
Solo grazie alla costanza del compianto Vito Dantona e, attualmente,
di Angelo Tria, questa pratica religiosa non è andata perduta ed anzi,
da alcuni anni a questa parte, risulta essersi rafforzata grazie alla
presenza di un apposito Comitato per i Riti della Settimana Santa che
ne coordina la manifestazione.
Si tratta di una processione abbastanza grande che può contare su ben
10 simulacri effigianti altrettanti momenti della via Crucis, che
attraversano praticamente quasi tutte le principali vie del paese
partendo dalla chiesetta di San Francesco intorno alle ore 18,00 e
terminando nella Chiesa Madre verso la Mezzanotte il proprio corso.
La giornata del Sabato Santo, con la cosiddetta messa di “Mezzanotte”,
fa in un certo senso da preludio alla domenica di Pasqua che, qui a
Carosino, acquista un significato religioso tutto particolare poiché
viene festeggiata oltre la resurrezione di Cristo,anche la Madonna
delle Grazie di Carosino, copratrona insieme a San Biagio della città.
E’ infine con la caratteristica giornata di “carisinieddu”,
tradizionalmente ricorrente il Lunedì di Pasqua, che va a concludersi
questo particolare periodo festivo, richiamando in paese frotte di
forestieri intenti a godersi le bande musicali, i fuochi pirotecnici e
la riconosciuta ospitalità dei Carosinesi, fatta anche di buon vino
locale.
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